Stamattina iniziamo con una buona e abbondante colazione con pane tostato, uova, avocado e molta frutta comperata ieri quà e là sul percorso. Prima di partire riceviamo la visita del proprietario, il solito sudafricano bianco che con il figlio fanno il giro di ispezione in quad (veicolo da spiaggia) per organizzare il lavoro degli operai. Intanto che noi facciamo colazione assistiamo alla raccolta delle noci di cocco che sono nel terreno del campeggio. I giovani raccoglitori neri salgono, senza nessun attrezzo, fino in cima alle lunghe piante,
e con il machete fanno cadere le noci mature.
In poco tempo il prato attorno a noi è come un campo di battaglia tutto pieno di noci che delle ragazze raccolgono in un sacco e le portano via mettendo il sacco, che deve pesare almeno venti chili, sulle loro teste. Noi poi dopo aver fatto una rinfrescante doccia ritorniamo ripercorrendo la strada sterrata sulla sabbia rossa e gialla già percorsa ieri fino all'incrocio con la EN1,e da li via per circa 150 km verso nord fino allo svincolo per Vilanculos. Sul percorso passiamo indenni tre controlli Radar, ma ora abbiamo capito come funziona e ben difficilmente ci faremo prendere in fallo. Ogni volta che arriva un cartello di limite di velocità a 80 seguito a circa 100m da uno a 60, di regola si mettono all'ombra sotto una pianta e puntano il Radar verso le auto che arrivano nelle due direzioni. Su questo tratto la strada è quasi sempre diritta e monotona, mentre paesaggio prima rigoglioso con tante piante, anche qualche baobab, diventa sempre più arido. Fa specie a vedere quanto mais mal cresciuto o addirittura secco nei campi attorno alle casupole al lato della strada che percorriamo. Sicuramente questa siccità per questa gente, già di per se povera, deve essere una grave catastrofe.
Arriviamo Vilanculos nel primo pomeriggio e girando fra il caotico traffico e la moltitudine degli scolari che ritornano a a casa. Troviamo quasi in fondo al paese il ristorante Kilimanjaro, dove ci fermiamo all'ombra per prendere un rinfresco, fare un piccolo spuntino e approfittare del collegamento internet free, anche se non di notevoli prestazioni! Abbastanza almeno per leggere le e-mail. Facciamo poi un giro di ricognizione sul lungomare fino a trovare all'altro lato il Baobab Beach Lodge, dove ci sistemiamo all'ombra di un gigantesco Baobab. Da qui abbiamo una spettacolare vista dell'oceano con le varie isole dell'arcipelago delle Bazaruto davanti a noi. Qui per la prima volta dopo diversi giorni incontriamo vari viaggiatori “sacco in spalla”. Al bar davanti ad una bottiglia di cerveja conosciamo Pablo, l'argentino giramondo in viaggio verso il sud, Ben l'olandese in viaggio verso nord, e che incontreremo in seguito ancora a Chimoio, e una coppia di brasileiros (John e Maria), anche loro con grandi progetti di viaggio in Africa. Quale guida c'è JB, il francese con cuore africano, che ci spiega quali sono le possibilità di fare domani delle escursioni alle isole di Bazaruto. Salta all'occhio una vistosa piaga sui piedi di JB, provocata, almeno lui pensa, da una puntura di un ragno. Pare una “vedova bruna”; non quella nera perché probabilmente non l'avrebbe sopravvissuta. Ora è in cura con antibiotici, e non può bere alcol ed entrare in acqua!Tutti i presenti, a parte Maggie, si lasciano convincere di fare l'escursione di domani con snorkeling fra le isole di Barazuto e Benguerra. Ricevute tutte le istruzioni facciamo una leggera cena per poi dedicare il resto della sera a preparare il testo per il per il Blog, rimasto pesantemente in ritardo
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